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Report Extra. La circolare di Natale

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Report Extra. La circolare di Natale

Autori: Claudia Di Pasquale
Stagioni: 2018

I rifiuti urbani indifferenziati non possono essere buttati in discarica così come sono, prima devono essere sottoposti a un processo di trattamento. Ce lo ha chiesto l’Europa già nel 1999, l’Italia ha recepito la direttiva europea solo nel 2003.

Il trattamento è di tipo meccanico biologico, cioè i rifiuti indifferenziati devono essere tritovagliati e separati in frazione secca e umida, poi la frazione umida va sottoposta a un processo di stabilizzazione. In pratica la parte organica viene fatta maturare in delle biocelle, in media per circa tre settimane, fino a quando non si trasforma in una specie di terriccio che non produce più sostanze tossiche come percolato e biogas, che avvelenano acqua e aria.

Dal 2003 ad oggi, però, si sono susseguite altre circolari, che hanno consentito alle regioni di operare di fatto in deroga. Per anni, infatti, i rifiuti sono stati soltanto tritovagliati. L’Europa se n’è accorta e ha multato l’Italia per la situazione delle discariche della regione Lazio, vedi Malagrotta, dove fino al 2012 i rifiuti venivano smaltiti senza trattamento. L’Italia è corsa quindi ai ripari per evitare sanzioni e multe, e nel 2013 il ministero dell’Ambiente ha chiarito con una nuova circolare che il trattamento deve includere obbligatoriamente anche la biostabilizzazione della parte organica del rifiuto indifferenziato.

Per verificare se il processo di stabilizzazione è avvenuto correttamente, si calcola il cosiddetto Indice Respirometrico Dinamico Potenziale (IRDP), cioè si misura quanto ossigeno “respira” il rifiuto durante la sua fermentazione. Meno ossigeno brucia più è stabile. In base a una norma del 2010, il limite dell’IRDP del rifiuto stabilizzato è di 1000 milligrammi di ossigeno.

Lo scorso dicembre, però, il ministero dell’Ambiente ha emanato una nuova circolare che ha creato scompiglio e confusione soprattutto tra gli operatori delle varie agenzie dell’Arpa sparse sul territorio, che hanno fondato fino ad oggi i loro controlli sugli impianti di trattamento meccanico biologico analizzando l’Indice respirometrico.

La circolare, infatti, dichiara ufficialmente di volere fornire un chiarimento tecnico sull’interpretazione delle leggi. Di fatto usa un linguaggio “burocratichese”, si appella a note, lettere e asterischi delle norme già esistenti, usa giri di parole del tipo “disgiuntamente e autonomamente”, tutto per dire che il limite di 1000 milligrammi di ossigeno non può considerarsi l’unico parametro per verificare la stabilizzazione dei rifiuti. Insomma quel limite non è più così necessario come si credeva. Il ministero nega che sia così, ma l’Ispra intanto ha fatto una sua controcircolare in cui ha ribadito che per loro il rifiuto stabilizzato deve avere un IRDP inferiore a 1000 milligrammi di ossigeno. Ma con un'eccezione, l’Ispra salva quelle regioni che hanno una raccolta differenziata inferiore al 20%. Di fatto solo la Sicilia, dove già esiste indipendentemente dalla circolare del ministero una deroga per il processo di stabilizzazione dei rifiuti.

Il problema oggi però è un altro: cosa ne sarà di tutti quei processi, dove l'accusa di traffico dei rifiuti o di smaltimento illecito si fonda anche sulla scorretta gestione del trattamento dei rifiuti, e quindi sul mancato raggiungimento del limite di 1000 milligrammi di di ossigeno?

Infine ciliegina sulla torta, si pone anche un problema giuridico di gerarchia delle fonti. Il limite di 1000 milligrammi di ossigeno è previsto infatti in un decreto del ministro. Per modificarlo occorrerebbe modificare il decreto ministeriale, a rigore non basta fare una circolare interpretativa. Quindi se c è un errore nel decreto, come sostiene la circolare, occorre che il ministro lo corregga con un altro decreto.

(mercoledì 28 marzo 2018)

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