ZINGARETTI (PD) e RAGGI (M5S) riaprono il tritovagliatore dell’avv. CERRONI

Nicola Zingaretti, d’accordo con Virginia Raggi, con la determinazione G509021 del 27.06.2017 della Regione Lazio (qui scaricabile integralmente https://www.dropbox.com/s/o82sdfajfs7rr2k/DETERMINAZIONE%20REGIONALE%20TRITOVAGLIATORE%2027-6-17.pdf?dl=0) ha autorizzato l’impianto di tritovagliatore di Rocca Cencia. Avrà una capacità installata di 400.000 ton/anno per rifiuti indifferenziati e tratterà 1.200 tonnellate al giorno.

Sarà il più grande impianto per rifiuti indifferenziati di Roma, di proprietà di Manlio Cerroni (gruppo CO.LA.RI) oggi affittato alla Società Porcarelli Gino e CO. Srl.

Grazie all’impegno della giunta Marino nella crescita della raccolta differenziata e sull’efficienza di AMA nel Febbraio del 2016 si erano azzerati i conferimenti con un beneficio per le casse di AMA di 175.000 euro al giorno (-centosettantacinqueimila euro al giorno!) e di minori impatti ambientali (-400.000 tonnellate di rifiuti  -400 camion al giorno) per i cittadini di Rocca Cencia.

Alcune riflessioni per capire a chi servirà questo impianto autorizzato dalla Regione Lazio (presidente Nicola Zingaretti – PD) con il consenso di Roma Capitale (sindaca Virginia Raggi M5S).

Una capacità spropositata a meno che…

La capacità autorizzata presso il tritovagliatore in questione, sommata a quella già autorizzata per i 4 impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) di Roma Capitale, determinerà una capacità installata nella Capitale, per il trattamento di rifiuti indifferenziati, superiore a 1.000.000 di tonnellate/anno di rifiuti indifferenziati.

Ci si chiede come questo possa conciliarsi con la stima del fabbisogno di trattamento effettuata proprio dalla Regione Lazio ed evidenziata nella Deliberazione n.199/2016, nella quale si valuta il fabbisogno impiantistico massimo per il trattamento di rifiuti indifferenziati pari a 521.476 ton/anno nel 2018, a 486.710 ton/anno nel 2019  e a 434.563 ton/anno per gli anni successivi (tabella A  1^ ipotesi del punto 10.7.2.1) ovvero 858.330 ton/anno nel 2018, 783.099 ton/anno nel 2019 e 709.288 ton/anno nel 2020 e ancora meno negli anni successivi (tabella B, 2^ ipotesi del punto 10.7.2.1).

Anche nella situazione peggiore (tabella B 2^ ipotesi) il fabbisogno di trattamento meccanico-biologico già esistente (i 2 TMB di AMA ed i 2 TMB di CO.LA.RI) è sufficiente a garantire la totale copertura del fabbisogno di trattamento di rifiuti indifferenziati generati a Roma, proprio come affermato nelle conclusioni della citata Determinazione della Regione Lazio.

Su questo sembra concordare anche Roma Capitale quando dichiara nelle previsioni del “Piano per la Gestione dei Materiali post consumo di Roma Capitale”, adottato dalla Giunta Capitolina nel maggio 2017, una diminuzione di 200.000 ton/anno di rifiuti generati a Roma al 2021 e il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata nello stesso anno.

Se così è, ancor più emerge che il fabbisogno di trattamento meccanico-biologico nei TMB di Roma appare soddisfatto dai 4 stabilimenti autorizzati.

L’esercizio di un tritovagliatore da 400.000 ton/anno, autorizzato in AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali) per i prossimi 10 anni, appare, anche alla luce della programmazione comunale di Roma Capitale, piuttosto incongruo.

Una capacità installata superiore a 1.000.000 di ton/anno, a fronte di un fabbisogno oscillante tra 521.476 ton e 858.330 ton nel 2018 e poi decrescente negli anni successivi, non si giustifica a meno che non si voglia:

  1. Abbandonare il progetto di crescita della raccolta differenziata;
  2. Abbandonare l’impiantistica di proprietà pubblica a favore di quella privata (tritovagliatore di Rocca Cencia e TMB di Malagrotta, di proprietà di CO.LA.RI saturano l’attuale produzione di rifiuti indifferenziati)

Quindi il tritovagliatore di Rocca Cencia non servirà:

  • a Roma, se Roma continuerà nel processo virtuoso avviato dalla Giunta Marino di incremento della raccolta differenziata;
  • all’AMA, se AMA continuerà nel processo virtuoso avviato dalla Giunta Marino di autonomia e di conseguimento di una maturità impiantistica e gestionale;
  • ai Romani, se si conserverà la democrazia dei rifiuti avviata dalla Giunta Marino, con distribuzione del valore recuperato ai cittadini riducendo la TARI, e non si vorrà tornare al monopolio del privato.

E allora a chi servirà?

NO all’Ecodistretto / SI alla nuova Malagrotta?

Nell’area ora interessata al rilascio dell’AIA al tritovagliatore in questione, già insistono due impianti autorizzati e di grandi dimensioni, il TMB di AMA S.p.A. e lo stabilimento di Porcarelli Gino e CO. Srl, il primo autorizzato per il trattamento di 234.000 ton/anno di rifiuti indifferenziati ed il secondo per il trattamento meccanico di 321.620 ton/anno di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, ovvero scarti dei processi di TMB.

Con il rilascio dell’AIA al tritovagliatore in questione, a pochi metri di distanza ed agendo sulla stessa viabilità, si determina un plesso di tre stabilimenti adiacenti nei quali confluiranno 955.000 ton/anno di rifiuti.

Per quanto ogni gestore possa e debba adottare ogni precauzione ed osservare ogni prescrizione, risulta evidente un impatto ambientale molto importante.

Si osserva che il solo carico viario, corrispondente al conferimento di circa 1 milione di ton/anno di rifiuti nei tre stabilimenti di Rocca Cencia, determinerà circa 350.000 transiti (entrata/uscita) all’anno di mezzi pesanti con un incremento del 39% rispetto ai transiti attuali (chissà come la prenderanno i cittadini).

Il progetto dell’Ecodistretto della Giunta Marino invece prevedeva la realizzazione di impianti pubblici nel perimetro già occupato da AMA S.p.A. e orientati al virtuoso recupero di 50.000 ton/anno di frazione organica.

Proprio grazie all’impulso dato alla raccolta differenziata dalla Giunta Marino e all’efficienza di funzionamento degli impianti di AMA si era riusciti ad azzerare i conferimenti al tritovagliatore di Rocca Cencia di proprietà privata determinando un beneficio sia in termini economici che ambientali.

In particolare la realizzazione dell’Ecodistretto avrebbe determinato la riqualificazione dell’area con superamento del trattamento dei rifiuti indifferenziati e sviluppo delle attività di recupero. In questa ottica l’azzeramento dei conferimenti al tritovagliatore privato rappresentava, insieme all’avvio delle procedura di autorizzazione dell’impianto di compostaggio, un percorso virtuoso per una nuova gestione dei rifiuti.

Oggi con l’autorizzazione al tritovagliatore della Regione Lazio (presidente Nicola Zingaretti – PD) con l’assenso di Roma Capitale (che con Virginia Raggi sindaca -M5S-  ha partecipato a 3 Conferenze di Servizi nel 2017) si inverte completamente il percorso, intensificando nell’area il trattamento dei rifiuti indifferenziati.

Fa riflettere la comparazione di quanto accaduto per l’ecodistretto (pubblico) e per il tritovagliatore (privato).

Li separano pochi metri.

Eppure hanno avuto una sorte completamente diversa.

L’autorizzazione per il compostaggio di AMA funzionale alla raccolta differenziata, presentata ai tempi della Giunta Marino, ad Aprile 2015, giace ancora nei cassetti della Regione Lazio (presidente Nicola Zingaretti – PD) e contro l’impianto (pubblico) della propria società si è espressa anche Roma Capitale (sindaca Virginia Raggi – M5S).

L’impianto privato invece, dedicato ai rifiuti indifferenziati, è stato autorizzato dalla Regione Lazio in tempi rapidi e con l’assenso di Roma Capitale.

Quindi si è detto NO ad un impianto pubblico, in linea con la crescita della raccolta differenziata e il recupero di valore dei rifiuti, e SI ad un impianto privato e funzionale alla discarica ed all’incenerimento.

Anche i comitati locali (con referenti oggi nel governo del Municipio VI), attivissimi in passato contro l’impianto pubblico sono piuttosto latitanti nei confronti dell’impianto privato.

Le migliori tecnologie disponibili? NO un macinino di rifiuti

La Direttiva Emissioni Industriali (IED) 2010/75/UE ha sostituito la Direttiva IPPC ed è stata recepita nell’ordinamento italiano con il Dlgs 4 marzo 2014, n.46 integrando e modificando il Dlgs 152/2006 (TUA).

L’articolo 29-bis del Titolo III-bis del TUA afferma che l’Autorizzazione Integrata Ambientale debba essere rilasciata tenendo conto delle migliori tecniche disponibili (BAT- Best Available Techinques).

Le BAT costituiscono una delle colonne portanti su cui si basa l’approccio integrato della Direttiva IED, che presuppone il rispetto di rilevanti condizioni di efficienza energetica e di imprescindibili criteri di sostenibilità ambientale, quali, ad esempio, l’utilizzo di tutte le misure utili per combattere l’inquinamento, attraverso il ricorso alle BAT specifiche per ogni tipologia d’istallazione.

Il BREF (Best available techniques Reference document), così come definito dall’art. 5, comma 1, lett. l ter) n. 1) del TUA come «documento pubblicato dalla Commissione europea ai sensi dell’art. 13, par. 6, della direttiva n. 2010/75/Ue», è quel documento che descrive le BAT affermate a livello comunitario, costituendo la base informativa per determinare gli strumenti e le misure, tecnicamente ed economicamente sostenibili, utili a migliorare le performance ambientali delle istallazioni soggette ad AIA.

Il trattamento di semplice tritovagliatura di rifiuti indifferenziati, in assenza della fase di stabilizzazione della frazione umida in uscita dal tritovagliatore, appare surrettizio degli obblighi di minimizzazione del potenziale rischio di inquinamento ambientale.

Il tritovagliatore è un impianto che non rispetta le migliori tecnologie disponibili, obsoleto e ambientalmente non sostenibile ed i cui rifiuti hanno un’unica destinazione: l’incenerimento!!!

Allora perché il tritovagliatore è nel Piano Rifiuti della Regione Lazio (presidente Nicola Zingaretti – PD)?

Infine.

Per sua natura un tritovagliatore non può stare in un Piano Regionale, perché è fuori dalle linee guida BAT e FReF e differisce anche al principio di prossimità in quanto la stabilizzazione della frazione umida del tritovagliatore, che dà luogo ad una operazione di ulteriore trattamento e non di smaltimento, viene fatta altrove.

Inserire il tritovagliatore nella pianificazione regionale smentisce gli assunti fin qui adottati, per i sistemi di trattamento indicati dalla “gerarchia europea dei rifiuti”, dalla Regione Lazio e da tutte le Regioni italiane.

Servono altri dati per riflettere e tirare le conclusioni?

Autore dell'articolo: Ignazio Marino